Lo Scrigno dei Segreti Magici di Re Salomone

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Questo importante manoscritto non costituisce soltanto un prezioso documento di notevole interesse per ciò che in chiave riduttiva potrebbe essere considerato dal punto di vista bibliografico esclusivamente una rara e pregevole versione delle celeberrime Clavicole di Salomone, oppure, in ambito di studio, di ricerca e di analisi comparata dei testi una ulteriore testimonianza storica e un contributo di rilievo ad una maggiore e migliore comprensione di un'opera esoterica alquanto misteriosa.

La pubblicazione di questo libro rappresenta in realtà molto di più, poiché per la prima volta nel nostro Paese appare la riproduzione fedele e integrale di un manoscritto originale, interamente redatto in italiano, del testo che per secoli ha rappresentato il massimo se non l'unico punto di riferimento per ogni praticante di arti magiche. Si tratta in effetti di un vero e proprio evento, che offre finalmente la possibilità di consultare direttamente una copia autentica e di innegabile importanza di un mito della letteratura occulta, significativamente definito il libro dei libri della magia, di cui si sono attivamente interessati molti autorevoli esoteristi e studiosi, tra i quali Eliphas Levi, Stanislao de Guaita, Papus, Grillot de Givry, S.L. McGregor Mathers, Waite, Crowley, Butler, Thompson, Shah.

Nell'universo bibliografico i manoscritti di magia - come collezionisti e antiquari ben sanno - si distinguono per l’eccezionale valore e l’estrema rarità, dovuti a svariate e giustificate concause. Basti considerare che in tempi non tanto lontani queste famigerate opere potevano costituire per l'incauto o sfortunato possessore uno dei principali capi d'accusa e d'incriminazione da parte degli zelanti giudici della santa inquisizione, nonché sicuro viatico per un salvifico trapasso tra le atroci sofferenze di roghi e torture. Per questo motivo le prime edizioni di questo libro leggendario, tranne alcune singolari eccezioni incredibilmente sfuggite agli artigli della censura, sono iniziate a circolare solo sul finire del XVIII secolo, riscattandone poi, per molti aspetti, il lungo periodo di forzata e ingiusta clandestinità.

Nel mondo occidentale la tradizione magica, in vario modo e sovente con abili stratagemmi, è riuscita a sopravvivere al lungo e tragico periodo della persecuzione oscurantista e a tramandare culti e dottrine segrete attraverso canali sotterranei, affidando almeno una buona parte del proprio patrimonio sapienziale sia all'insegnamento orale riservato, vincolato da solenni giuramenti, sia a documenti spesso formulati in caratteri simbolici o cifrati, nascosti abilmente o passati misteriosamente di mano in mano da maestro a discepolo. Vigeva infatti la regola imprescindibile, come ancora oggi in alcuni ordini iniziatici, che imponeva agli adepti la trascrizione a mano, al lume di candela, dei testi segreti e delle istruzioni cerimoniali. Norma provvidenziale, che ha consentito in epoche relativamente recenti alle maggiori biblioteche d'Europa di raccogliere una ragguardevole serie di manoscritti esoterici di straordinario valore, scampati ad una sicura distruzione.

Le versioni delle Clavicole (o Chiavi Minori) di Salomone sono in effetti numerosissime, e quasi tutte di concreto interesse, soprattutto per le frequenti varianti, aggiunte o omissioni, inevitabilmente presenti in ogni esemplare. Lo stesso archivio-museo Rebis ne conserva almeno una ventina, per la maggior parte in latino e in francese. Due di queste ultime provengono direttamente dalla mano straordinaria di Eliphas Levi, il maestro del moderno occultismo che ha restituito a quest'opera - solo apparentemente riconducibile unicamente ad un trattato di magia cerimoniale e talismanica - il significato iniziatico e il valore simbolico originari, con le ben note Clefs majeures et Clavicules de Salomon, inizialmente concepite come istruzioni riservate destinate al discepolo barone Spedalieri e successivamente pubblicate nel 1895.

L'esemplare che proponiamo, il cui titolo originale risulta Giemma Secretorum aut vera et Realis Salomonis Clavicola, reca al frontespizio la data, probabilmente simbolica, 1515, riportata in una grafia singolare che la rende somigliante al nome 'ISIS'. Non possiamo escludere che tale datazione possa verosimilmente riferirsi al testo latino utilizzato per la trascrizione in italiano, tuttavia da una nota riportata alla pagina 37 dell'opera appare chiaramente l'anno esatto in cui il manoscritto e stato realizzato, corrispondente al 1722.

Ad un confronto accurato del cospicuo numero di versioni manoscritte e stampate presenti nei nostri archivi, il testo può essere ragionevolmente considerato tra i più interessanti e completi esistenti, certamente degno della massima attenzione e di uno studio profondo, come solo un documento originale di questo livello può offrire

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